Manufatti Narrativi. Storie che si fanno a mano

Caro Mastru, oggi ti voglio parlare dei manufatti narrativi, è da un po’ di tempo che qui in bottega ci stiamo lavorando.

Oggetti che raccontano storie. Atomi e bit che insieme moltiplicano senso. Ma gli oggetti raccontano davvero storie?
Si, o almeno così mi piacerebbe, anche se in questo tempo molti degli oggetti in circolazione non hanno più il potere di raccontare delle storie. In alcuni casi hanno la technè delle storie ma non l’anima.
Un manufatto è pensato con le mani? È realizzato con la testa e il cuore?. La sua capacità di racconto è nella sua stessa natura. Mi viene da osare che un manufatto, se tale, è anche narrativo, se non sempre quasi sempre. La sua capacità di raccontare una storia gli è data per una parte da chi lo ha realizzato e per un’altra parte da chi lo utilizza, da tutti coloro che lo utilizzeranno.
Un tavolo racconta di chi lo ha realizzato, ma in vita, inizierà a raccontare anche pezzi di vita di chi lo utilizza.
Il manufatto narrativo per eccellenza è il libro. Racconta tutto quello che ha al suo interno, ma non può fare a meno di raccontare come è stato concepito, da chi, in quale tempo e in quale spazio, quale carta è stata utilizzata e perché. Dal momento che qualcuno lo acquisterà racconterà anche un pezzettino di chi lo leggerà o almeno contribuirà, seppur in piccolissima parte, al suo racconto. Quello che vorrei dire è che, in questo caso, la meta narrazione di quel libro è anche la sua capacità di essere un manufatto narrativo.
Un libro è molto più che le sue pagine. Come un tavolo è molto più che il suo legno e le ore che ci sono volute per realizzarlo. È anche il luogo dove è nato, gli occhi di chi lo ha immaginato, le mani che lo hanno accarezzato, l’energia che ha alimentato gli strumenti di lavoro che lo hanno fabbricato.
Mi sento di dire che almeno dall’homo sapiens in poi, la nostra specie ha sempre prodotto manufatti narrativi, non ho gli strumenti per affermare che questo avvenisse anche precedentemente, ma potrebbe esserlo.
Manufatti narrativi ovunque potrei dire. Forse si, ce ne sono un sacco attorno a noi. Alcuni raccontano storie affascinanti, altri un po’ meno, quello poi è anche un po’ soggettivo, un po’ come il fascino che esercitano le storie delle altre persone su ognuno di noi. Le persone si muovono per le storie, grazie alle storie e per costruire storie. Le storie siamo noi.
Nella Piccola Scuola Bottega per Artigiani del Racconto stiamo lavorando a un’idea che potrebbe andare in questo senso, generativamente parlando: gli esperimenti di narrazione. Stiamo imparando ad esercitarci nella produzione di esperimenti di narrazione per alimentare una ricerca ed una sperimentazione che ci permetta di scrivere storie su più media contemporaneamente, nel tempo, giocando ed errando, portando qualche storia fuori dal mondo dei bit, e in questo modo stiamo imparando che le parole non hanno paura a stare a contatto con il legno di un contenitore, della pelle delle scarpe e delle borse, della mattonella di una casa in ristrutturazione e così via.
Parole che diventano azioni, parole che diventano cose, azioni e cose che diventano parole e racconti. Anche questo è il senso del nostro lavoro di sperimentazione e di ricerca.

Nella foto di copertina un manufatto narrativo appena creato nell’ambito del progetto Scritte.blog, tra le mani di Vincenzo Moretti