Più botteghe dove si fanno cose e si leggono libri

Caro Mastru,
Qualche tempo fa ho lanciato la provocazione delle storie di botteghe immaginate, eccomi sono pronto per ritornarci su.

Le botteghe sono innanzitutto luoghi e nei luoghi ci sono le persone con le loro conoscenze, le loro relazioni, ma le botteghe da sempre sono piccoli organismi che apprendono e restituiscono conoscenza nella comunità in cui vivono. Nel dibattito pubblico degli ultimi anni ha avuto spazio il tema dell’apprendimento professionale, post scolastico e parallelo alla scuola. (Vedi i progetti di alternanza scuola lavoro). Il focus della discussione è quasi sempre centrato sul fare, coinvolgere i giovani nel fare, imparare facendo.
Premetto che da sempre sono un fautore del Learning by doing, ma oggi, visto che sono nel filone delle botteghe immaginate provo a fare qualche passo lateralmente, non per superarlo ma per aggiungere qualcosa ad esso.
Se mentre imparo facendo ho anche la possibilità di allargare i confini del mio ragionamento quanto ci guadagna il mio processo di apprendimento? Se oltre alle task, posso allenare la mia mente nella lettura, nella visione di film, documentari, nella fruizione di contenuti che mi fanno andare oltre il lavoro per poi tornare dentro al lavoro più ricco, cosa succede?
Se mentre vivo la mia dimensione di chi crea con le proprie mani ho la possibilità di mettere nella mia testa nuove parole, nuove immagini, nuovi stimoli, quante soluzioni creative potrei trovare, in più, ai problemi che mi si presentano quotidianamente sul lavoro?

Allora immagino botteghe che costruiscano spazi dove si possano avere libri, film, documentari, storie e saggi a disposizione. Dove oltre a proporre quello che la bottega produce e vende quotidianamente, ci sia anche la possibilità di accogliere quello che il mondo produce.

Sogno botteghe che vadano oltre il concetto di know-how e si chiedano cosa viene prima del know-how. Perché se questa è la società della conoscenza, allora i libri (in senso lato) sono una materia prima alla base della nostra società. Se è così, li stiamo prendendo abbastanza sul serio?
Inoltre questo processo sarebbe molto molto utile per sedimentare, salvare e prendersi cura delle conoscenze che vengono prodotte in ogni nostra bottega. In quanto, dando importanza alla conoscenza in entrata, piano piano, sono certo che daremo sempre maggiore importanza anche alla conoscenza in uscita.

PS: in foto, il mio amico e mentore Vincenzo Moretti intento nel lavoro di catalogazione dei libri contenuti nel LatoAlpha della mia Jepis Bottega