Infante, una storia di km partita nel 1927 [Video]

Caro Mastru,
con questo post ti racconto la storia di un fotogramma, che poi è la storia di una famiglia, la storia di un’azienda nata nel 1927. La storia di un pezzo della mia terra, e forse, anzi ne sono sicuro, la storia di tante Italie che nell’ultimo secolo hanno dovuto trovare il modo di muoversi per andare incontro al mondo.

Era il 1927, quando il nonno di Alessandro Infante, oggi amministratore dell’azienda di autotrasporti “Infante”, ha attivato il contachilometri di questo viaggio. Ho avuto il privilegio di raccogliere in un piccolo documentario gran parte dei racconti che compongono questa storia.  Questa, non solo è una bella storia di bottega, ma anche una di quelle storie che hanno creato, raccontato e continuano a ricreare questo paese.

Riflettevo su quanto, oggi, facciamo poco caso alla possibilità di spostarci da un luogo all’altro. Con mezzi propri o altrui. C’è stato un tempo in cui la mobilità, per gran parte di questo paese è stata una conquista, sudata, strappata, sulla quale si sono fondate storie straordinarie di viaggi e viandanti che hanno conquistato il mondo partendo dalla corriera del proprio paese, ed in quella corriera hanno ritrovato il loro mondo, la loro casa, una volta tornati.

 

 

Oggi, il giovane amministratore dell’azienda “Infante”, Alessandro, non raccoglie solo l’eredità dei chilometri che la sua azienda ha compiuto, ma ne rilancia il senso, coniugando sostenibilità, mobilità tra le aree interne e le zone costiere, benessere e crescita dei propri collaboratori. Sogna di dare un contributo significativo alla sua terra proprio costruendo modelli di mobilità sostenibile unendo le aree interne e le aree costiere. Rendendo più agevole l’accesso a quelle comunità ai margini. Una promessa di innovazione che va avanti da un secolo e che ha tanta strada da fare.

Il fotogramma al 3:24 del video è diventato una mattonella scritta.
C’è una cosa in più che devo raccontarti riguardo questa storia. Da quando è nato “Scritte.blog” la mia mania di mescolare bit e atomi è diventata un modo per allargare le possibilità di racconto. Non perdo occasione per attivare esercizi e pratiche che mi permettono di contaminare questi due aspetti della nostra esistenza.
Dei video amo i fotogrammi, tutte quelle tessere che una dietro l’altra, scorrendo davanti ai nostri occhi, entrano nella nostra testa e ne smuovono l’esistente e l’inesistente. Allora ho pensato di prendere il frame simbolicamente più forte di questo video e di trasformarlo in una mattonella scritta. Un frame che esce dal video che abbiamo realizzato per diventare un piccolo quadro da appendere, oppure, ancora meglio da murare nei luoghi simbolo del racconto. Una mattonella da donare ai protagonisti del video. Facendo questo, immagino di dare al racconto visivo una ulteriore possibilità, non solo di riattivazione, ma anche di senso.

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