Sii l’imprevisto del tuo tempo

Caro Mastru,
Negli ultimi giorni sto ragionando molto sull’aggettivo “imprevisto”, in diversi modi, da diversi punti di vista. Tutto è partito da una riflessione letta qualche giorno fa su quanto negli ultimi cento anni abbiamo aumentato la nostra capacità di prevedere quello che ci accadrà. Leggendo e interpretando i dati che siamo in grado di raccogliere qua e la in giro per le nostre esistenze, dentro e fuori l’orbita terrestre, dentro e fuori i nostri corpi. Vedere prima, pre-vedere, ci affascina, ci cattura, ci da illusione di potere rispetto alla casualità della vita, ci mette in una condizione di apparente vantaggio.

Ho apprezzato molto il libro di Gianrico Carofiglio, “Elogio dell’ignoranza e dell’errore” che non in via esclusiva, prima di lui ne hanno scritto menti altrettanto eccelse, ci fa riflettere sul valore dell’ignoranza e dell’errore, come condizioni e accadimenti necessari per il progresso e non solo.

Lasciando da parte la forza dell’ignoranza e la forza dell’errore nel muovere le nostre vite, mi va di riflettere sulla forza dell’imprevisto, ma non come evento, su quello la teoria del Cigno Nero di Taleb ci dice tanto e nei tempi che stiamo vivendo trova senso e appiglio. Sono qui, invece, per porre delle domande su quanto le nostre vite, spesso, risultino essere degli imprevisti nelle congiunture del tempo che attraversano.

Pensa ad un adolescente, pensa a quando lo sei stato tu, pensa a quello che hai provato attraversando quella stagione della vita, a quanto ti sei sentita o sentito una specie di imprevisto. Ecco, cosa hai fatto dopo esserti sentito in quel modo? Hai superato quel momento rimanendo un imprevisto? Oppure hai lasciato quella condizione alle tue spalle, seguendo le indicazioni che il tuo tempo ti suggeriva, diventando “un previsto” o per meglio dire, iniziando ad avere atteggiamenti prevedibili?

Qui per me c’è un punto importante sul quale ragionare, oggi, proprio nel tempo in cui prevediamo tanto i nostri percorsi, i processi micro e macro delle nostre vite, le nostre tappe, i nostri passi.
Se quello che faccio è prevedibile quanto la mia vita può essere un fattore di innovazione? Di trasformazione per me e per gli altri? Quanto è necessario che il mio pensiero diventi poco prevedibile innanzitutto a me stesso e poi agli altri? Quanto è necessario far si che questa imprevedibilità sia si un fattore di rischio, ma grazie agli strumenti acquisiti diventi anche un fattore di opportunità di crescita?

Da adolescente non pensavo di fare il lavoro che faccio oggi, ma una serie di errori, di ignoranze mezze piene e mezze vuote, di imprevisti (come eventi), mi hanno reso l’imprevisto che sono diventato oggi. Nel senso che guardando negli occhi la realtà in cui vivo, oggi, riesco a sentirmi vivo nella mia misura in cui mi sento un imprevisto, un soggetto, un percorso, un uomo, che forse questo tempo e questo spazio non avevano “previsto”.

Ecco, credo che le nostre comunità abbiano bisogno di esistenze impreviste, di persone che prima di realizzare eventi imprevedibili si sentano soggettività impreviste, sedimentino questo pensiero e lo rendano storicamente impattante. La visione di un territorio, di una comunità, di una città, di un’azienda, dovrebbe avere il contributo di donne e uomini che vivono vite imprevedibili, che non siano confinate dentro un cliché, un template, che rompano gli schemi, che guardino oltre i dati, oltre le capacità di previsioni computazionali che questo tempo (per fortuna) ci offre. Naturalmente questa visione data dall’essere un imprevisto deve essere poi sostenuta dalla capacità di programmare,
di pre-vedere parte di ciò che accadrà, per gestire al meglio gli eventi, ma servono entrambi questi aspetti, altrimenti non potremo andare oltre, altrimenti saremo troppo prevedibili al nostro nemico più grande, noi stessi!

PS: In copertina, un bambino, nella piccola libreria di paese che ho aperto qualche anno fa dentro Jepis Bottega, a Caselle in Pittari, nel basso Cilento. Ecco, non avevo per niente previsto di fare anche il libraio.

  • vincenzo moretti |

    Un pensiero previsto (da me) e uno non previsto (da te), o comunque non esplicitato, in questo tuo articolo:
    Previsto: l’articolo è bello, bello, bello.
    Non previsto: L’imprevedibilità è una delle caratteristiche importanti che differenzia noi umani dalle tecnologie (dalla leva all’intelligenza artificiale). Forse andiamo verso un tempo in cui bisognerà educare al pensiero imprevisto.

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