La nuova residenzialità, una storia, un’idea. [PODCAST]

Caro Mastru, ti scrivo da un paese di 1900 abitanti, circondato da paesi mediamente delle stesse dimensioni o più piccoli, circondati a loro volta da centinaia di paesi che circondano grandi o medi paesoni che spesso chiamiamo città o cittadine, ma sono pur sempre dei grandi paesoni, spesso senza forme ben definite. L’italia è questo, ed è in ogni piccola comunità. Molte di queste comunità però stanno scomparendo o almeno rischiano presto di scomparire.

Prima della pandemia parlavamo solo di spopolamento, durante e dopo la pandemia parliamo di spopolamento e un po’ anche di ripopolamento. È un bene.

A me piace pensare che dovremmo lavorare con maggiore intensità al tema della “Nuova residenzialità”. Queste discussioni spesso sfociano nel tema del turismo, naturalmente l’una non esclude l’altro, ma non credo che soltanto il turismo possa bastare. Qualche anno fa dal BTO di Firenze provai a raccontare il mio approccio nella costruzione di questa idea.

Sento il bisogno di raccontarti una storia, sento il bisogno di contribuire alla discussione sul ripopolamento dei borghi attraverso una singola esperienza, di un solo uomo, di una sola storia, ma con un’idea forte alla base.

Vincenzo è arrivato a #Cip dopo il lockdown, a breve ripartirà per Napoli. Dopo 100 giorni vissuti qui, gli ho chiesto un po’ di cose su questo periodo. La sua relazione con questa comunità mi suggerisce che la definizione della “Nuova Residenzialità” possa passare anche attraverso storie come questa:

(Ascolta il podcast)

Moretti Jepis Spotify

Aggiungo qualche parola a questa riflessione:

#Relazioni 

Tra le persone, tra uomini e donne che hanno rapporti con altri loro simili, che godano di questo rapporto e producano relazioni di valore. La nuova residenza si realizza attraverso le relazioni, non solo commerciali o turistiche, ma umane.

#Scambio 

Di lavoro, di passioni, di cultura e di colture. I nuovi residenti portano le loro competenze, quello che sanno e quello che sanno fare e lo scambiano con gli abitanti residenti. Da questo scambio

nascono interazioni che generano opportunità. Dobbiamo ideare progetti nei quali mettiamo insieme persone diverse tra loro, a lavoro su temi che possano essere anche applicati in questo angolo di mondo. Questo può produrre opportunità di lavoro non immaginabili in precedenza.

#Consistenza 

Necessaria è la continuità e l’intensità con la quale si vive. La nuova residenzialità ha ritmo e frequentazioni che alimentano le due parole precedenti. La continuità con la quale i nuovi residenti vivono i borghi produce sostenibilità per chi vive costantemente in quei luoghi.

#Casa

Senza casa non può esserci nuova residenzialità. Servono ristrutturazioni che rendano efficienti le vecchie abitazioni, servono competenze e visioni da condividere. Servono case che guardano a trenta, cinquanta e cento anni. Questo ragionamento non esclude le strutture ricettive. Possono essere molto utili in una prima fase, e solo apparentemente avrebbero una riduzione dell’utenza, perché un paese più popolato (anche da nuovi residenti) è un paese che interagisce, che attrae. Un paese che fa casa e che ospita.

#Digitale

Il fattore che sta facendo la differenza rispetto al passato è questo. La trasformazione digitale che stiamo affrontando riguarda anche l’organizzazione delle nostre esistenze. Nel lavoro, nelle relazioni, nella creazione di nuove opportunità e nella produzione di contenuti di valore.

#Aria e Cibo 

Viviamo di cibo ma anche d’aria. L’aria più pulita e il cibo di qualità sono pezzi determinanti nella creazione della nuova residenzialità. Nella nuova residenzialità che sogno il cibo più buono è quello di tutti i giorni.

Questa riflessione continua, questi sono dei brevi appunti, presto ci ritornerò su. Grazie per essere qui.

PS: nella foto di copertina, Vincenzo affacciato dalla sua porta di casa a #Cip che saluta Rossella, sua vicina di casa!