Caro Mastru, questo è un post-agorà e le parole che ci troverai dentro sono un segno che lasciamo a terra nel cammino che stiamo compiendo.
Partiamo così. Una fabbrica spenta ai tempi del covid19. Tra macchine, fili e pelli ho ascoltato un mondo che deve coniugare le diversità e sentire i propri passi. Ho deciso di pubblicare questo articolo oggi anche perchè questa è la settimana del #LavoroNarrato e il nuovo lavoro narrato passa anche da qui, da questi silenzi, da queste paure e da queste speranze.
Qualche giorno fa ho realizzato questo video per gioco e per riflettere attraverso il racconto. Perché raccontando, intersecando linguaggi, riflettiamo.
Pasquale Raicaldo ha letto tra i frame di questa breve clip e in un suo articolo di qualche giorno fa ha scritto: “Si fa presto a dire lockdown. Mille sono le storie, in giro per l’Italia, di chi ha dovuto abbassare le saracinesche…”
Dopo aver pubblicato questo video ed avendo letto le reazioni ho attivato questo “post-agorà”. Ho raccolto un po’ di feedback da artigiani e piccoli imprenditori sui giorni che stiamo vivendo e sulle idee da sviluppare per compiere i prossimi passi. Ho anche chiesto quale sarà il “sound” della ripartenza nella loro attività. Non tutti mi hanno risposto, capisco anche il perché, ma qui ne trovate alcuni, altri si aggiungeranno in seguito.
Michele Croccia: Caro Giuseppe grazie dell’invito il primo passo sarà quello di aspettare regole certe dalla sanità, cioè le giuste direttive per la ripartenza.Io vedo che possono essere due linee: una quella di ripartire verosimilmente come più o meno abbiamo chiuso quindi distanziamento tra i tavoli e qualche atra prescrizione magari un menù elettronico e ancora più attenzione all’igiene anche se noi eravamo già abbastanza maniacali.
L’altro potrebbe essere più drammatico potrei immaginare delle regole molto restrittive che per aziende piccole come la mia potrebbero portare al collasso totale, non ti nascondo che se questo si verificherà sto pensando a un’azienda nuova che potrebbe lavorare a porte chiuse e far dei prodotti da spedire. Sono vari i pensieri che girano per la testa ma adesso ancora ci tocca aspettare direttive serie e certe. C’è troppa incertezza e insicurezza da parte degli organi preposti, come se ancora non avessero capito bene qualcosa. Il video della fabbrica vuota che ho visto mi fa venire i brividi, come quando entrò nella mia attività e sento un silenzio che mi fa impazzire. Devi pensare che per noi titolari di attività ad ogni rumore associamo un tipo di lavorazione e tutti i rumori indicano che tutto e in sintonia e l’azienda funziona bene e quando non sentiamo un rumore già sappiamo cosa non funziona, quindi tutti i rumori appartengono ad una orchestra che suona un opera, io capisco poco di opere però spero di essermi spiegato bene. Nel nostro caso quell’opera rappresenta tutto quello che siamo riusciti a costruire nella nostra vita lavorativa e ogni miglioramento, anche piccolo è come un aggiustamento di una nota che stonava al raggiungimento della perfezione che poi si trasferirà al cliente finale.
Catalina Brenes: Amo il mio lavoro e ho fatto l’impossibile per farlo diventare ogni giorno una realtà. Faccio gioielli e piccoli sculture nel mio studio a Verona. L’ho dovuto chiudere a fine febbraio, ho preso solo alcune cose per poter lavorare a casa. Ho un figlio piccolo che adesso ha bisogno più che mai di noi e per questo sono riuscita a lavorare poco in questi mesi. Aspetto con ansia di tornare nel mio studio, perché ho tanta voglia di tradurre nelle mie opere quanto vissuto in questi momenti così difficili. Sento di dover essere più forte che mai e sopratutto di salvaguardare il diritto di mio figlio a sognare. So che i piccoli imparano con l’esempio ed è questo che voglio regalare al mio figlio: non mi arrenderò anche se ho tanta paura, ma la trasformerò ogni giorno in una creazione nuova.
La mia musica è “Allegria” del cirque du soleil perché mi ricorda quando stavo per partire dalla Costa Rica 13 anni fa per venire a studiare in Italia; avevo tanta tanta paura ma poi mi guardo indietro e vedo tutto quello che ho creato e come sono riuscita a trasformare quella paura in vita. Per questo oggi quella melodia sarà quella che mi aiuterà a ricominciare. https://m.youtube.com/watch?v=68483tVx0eA
Ciriaco De Lio: C’è una frase che porto sulla mia pelle e che mi accompagna ormai da molto tempo ed è questa: “Una volta rotti siamo indistrubbili”.
Ha segnato alcuni dei momenti più complessi della mia vita che mi hanno visto cadere più volte, ma sempre, da quei momenti mi sono poi rialzato.
Così come farò dopo questa tempesta.
Quello che stiamo vivendo oggi rappresenta una catastrofe sanitaria ed economica che ci ha colto all’improvviso e ci ha trovati impreparati, presi dalle nostre vite frenetiche ci siamo ritrovati a dover fare i conti con il peggiore dei nemici. Ci ha resi inermi e ha fatto crollare tutte le nostre sicurezze. Ci ha fermato, ha fermato le nostra corsa, ed ha paralizzato il nostro lavoro. Sono un fotografo professionista e negli ultimi anni ho speso tutte le mie energie per tirare su uno studio che rispecchiasse esattamente quello che sono, così come lo immaginavo. Oggi, dopo anni di folli corse verso gli obbiettivi ci tocca ricominciare da capo, e non sarà soltanto utile riaprire le porte, ma sarà utile avere una strategia chiara per sconfiggere le paure e le ansie. Nessuno ci aveva spiegato come fronteggiare una pandemia e nessuno ha la chiave di svolta, ma ci vuole coraggio. Nelle ultime settimane nel mio piccolo ho cercato di capire come uscire da questo periodo, come ripartire e sopratutto come farmi trovare pronto.
C’è al momento un solo piccolo step che farò con il mio studio e sarà quello di dedicare maggiore attenzione alle piccole imprese, ai privati e alle aziende nella promozione del loro brand. Questo perché ora c’è bisogno più che mai di evolversi e cercare nuove strade, nuovi stimoli, e anche se i cambiamenti spesso fanno paura so per certo che senza questa paura di lasciarci andare non ci sentiremo mai liberi dopo. La luce in fondo al tunnel c’è, sarà anche uno spiraglio ma c’è, e dobbiamo farci trovare pronti quando questa luce ci avvolgerà completamente, perché sei sei caduto già altre volte, e ti sei rotto, allora sei indistruttibile.
Mario Greco: I prossimi step saranno: tirare su la saracinesca, aprire la porta, dare luce alla bottega, in tutti i sensi… Sentirne il profumo… Indossare il camice (mascherina e guanti) Preparare gli attrezzi … questo è il suond che ho scelto:https://youtu.be/ZGQq4DAZZxI
Giovanni Mariella: Io non so quali step possono coinvolgere la mia piccola attività artigianale, spero solo che attraverso i miei attrezzi potrò coltivare la mia passione e condividerla con i miei clienti.
In questi giorni di ” chiusura” non sono stato con le mani in mano (non è nella mia natura), ho cercato comunque di sperimentare e di dare forma alle mie idee in modo da ripartire sempre con qualcosa in più. Questa è la musica che ho scelto:https://youtu.be/7maJOI3QMu0
Luca Rivello: La prima cosa che farò una volta riprese le mie attività lavorative, sarà quella di avere più coraggio. Nelle scelte, nelle relazioni, nelle ambizioni da avere. Il Covid ha azzerato tutto. Ad ogni livello, ad ogni azione. Nella vita che ci aspetterà, una volta ritornati gradualmente alle nostre abitudini, perché noi ci ritorneremo, la promessa che farò a me stesso è quella di non avere più rimpianti e far arrivare in ogni angolo la mia filosofia aziendale, che ormai è diventata anche quella della mia vita: Fare le cose fatte bene, creare cose belle, fa bene all’anima.
Se è vero che questa pandemia ha riportato tutti sullo stesso livello, è anche vero che una volta superata, avremo tutti le stesse possibilità di rinascita.
Tocca solo a noi saperle sfruttare. Questa è la musica che ho scelto: https://youtu.be/b8SkX9CSJQo
Beatrice Zinno: La mia realtà di produzione di ceramiche si è interrotta dal 25 marzo. Sono riuscita ad andarci ancora da sola un paio di volte. È stato molto triste, soprattutto dover lasciare incustodito tutto, abitando io a Salerno e avendo l’attività a Giffoni Valle Piana.
Ecco mi piacerebbe che passasse anche questo senso di lontananza dalle cose e dai luoghi, dai profumi e quant’altro. Sensazioni a cui fino a qualche settimana fa dedicavamo tutta l’attenzione e lo sforzo e che hanno lasciato un senso di sospeso ma anche di smarrimento emotivo. Nel mio piccolo e per quello che potrò fare insieme ad altre realtà come la mia, oltre a rimettere in campo le energie quotidiane per andare incontro alle nuove esigenze di mercato, vorrei lavorare sulla costituzione di una rete di aziende sul territorio salernitano e perché no regionale, nei termini di filiera ceramica. Mai come in questo momento bisogna tutelare la tracciabilità e la certificazione dei distretti produttivi. Un think global and act local che dovrebbe convogliare piccole e medie imprese artigianali in un sistema più organico per poter affrontare al meglio il nuovo che verrà. Esempio ne è la filiera moda o dell’arredo. Quindi un oggetto in ceramica tradizionale o di design che ideato e prodotto in Italia non sia da considerare solo per un mercato tradizionale o di souvenir. Sono da considerare tutte le produzioni a monte e a valle che rientrano nella stessa filiera, che fino ad oggi ha visto solo frammentazione e segmentazione.
Rocco Fiscina: Il primo passo da fare è rielaborare il sistema di lavoro, dall’organizzazione agli spazi, sempre sperando che arrivino presto delle direttive definitive. Poi vedere la reazione dei mercati e regolarci in base ad essi. E magari partire definitivamente con il progetto su cui sto lavorando da qualche anno. Sempre con la speranza che tutto ritorni alla “normalità” prima possibile. Questa è la musica che ho scelto:https://youtu.be/pAgnJDJN4VA
Francesco De Masi: Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, silenzio assordante che ti stringe lo stomaco. Questo è il riassunto di quello che si prova aprendo la porta dell’azienda. Le preoccupazioni giornaliere sembrano essere lontane, ora cresce il sentimento di attesa e speranza per quello che può accadere. Terziario significa dipendere dalle aziende che ti mandano la parte di produzione che loro progettano e completano: ma la maggior parte del lavoro la fai tu. Tu insieme a quelle donne e ragazze che lasciano la mattina le proprie case e i propri affetti per dedicarsi al loro minuzioso lavoro di assemblaggio, immaginando a lavoro finito come possa essere la scarpa che si vede solo su un progetto. Donne e ragazze che instancabilmente cercano di mettere il massimo della loro attenzione affinché domani quel telefono non squilli, non ci siano imperfezioni e lamentele: nessuna tomaia da rifare, nessun difetto di giuntura e preparazione! A loro forse va il maggiore pensiero, loro che come me avevano un sogno un progetto che piano piano dovevano realizzare e oggi sono ferme a casa. Loro come me. Eh si anche io ho sogni e progetti ma chissà se il telefono suonerà, il corriere scaricherà. “Via libera” è la parola che aspettiamo di sentire. La parola che ci ridarà quella forza per ricominciare. Dicono che sarà tutto diverso, ci sarà una nuova crisi. Pensi: “le scarpe comunque la gente dovrà pur metterle, dovremmo pur farle”!? Nemmeno per 1 minuto si ha voglia di pensare che in futuro si farà altro. Questa cosa, come in tutti i momenti bui, ci fa scoccare la scintilla dell ingegno che caratterizza noi ITALIANI. Ripartiremo e magari faremo anche cose diverse. Rimoduliamo la produzione. Qualcosa faremo ma RIPARTIREMO, anche a costo di tornare alle preoccupazioni giornaliere. Questa è la musica che ho scelto:https://youtu.be/6b0FrvcN89w
Cinzia Trezza: Quali saranno i prossimi passi? Non è facile, in questo periodo di incertezza, avere le idee chiare sul futuro della mia falegnameria, tante idee, tanta voglia di fare ma soprattutto fremo all’idea di rimettermi in gioco. Di una cosa sono sicura, il tutto sarà ispirato dai colori della bandiera italiana, verde, bianco, rosso. Il Verde è green, progetti e oggetti sostenibili, il rispetto per la terra prima di tutto. Il Bianco è puro, un design pulito nei materiali e nelle forme. Il Rosso è passione, continuare ad emozionarmi del lavoro ed emozionare attraverso le mie creazioni o le creazioni di chiunque vorrà farle nascere nel mio laboratorio. …però il sottofondo musicale è Francese “la valse d’amélie (version originale)” di Yann Tiersen https://www.youtube.com/watch?v=AwjCcqrRIng
Sara Cammarosano: Sono ferma da fine febbraio. Ho annullato e sospeso lavori, appuntamenti, consegne, spedizioni, progetti. Tutto sospeso, tutto in sospeso. Ero in partenza per Roma per un corso auspicato da tempo, ma poi… la pandemia e “ad impossibilia nemo tenetur”. Ma per me è quasi impossibile non stare in bottega, al banchetto, tra ferri del mestiere, tra le pietre e gli odori della saldatura, con il costante rumore del martello battente e dell’andirivieni di lime e traforo a scandire il tempo, il tempo del lavoro, il tempo della bottega, il tempo della mia esistenza e del mio essere mastro di fucina. Mi è impossibile non usare le mani e dare forma a pensieri: è sentirsi impotenti, monchi, incompiuti. È come smettere di sognare. È soffrire. E le passioni sono intimamente un patire, un sentire profondo che emerge in tutta la sua potenza nella mancanza, nella mancanza di azione, nell’impossibilità di azione che lega ogni intenzione e affligge ogni tensione. Ma se nessuno è tenuto all’impossibile c’è pur tuttavia sempre una misura di possibile realizzabile e in questo tempo sospeso non ho smesso di pianificare, disegnare, sperimentare, studiare, creare in attesa di compiere il prossimo primo passo, i prossimi primi passi. Ho approfittato allora per anticipare dei passi che avevo immaginato di fare in futuro – come un restauro da consegnare in autunno – ma ne ho anche compiuti di altri che per lungo tempo avevo posticipato, posticipato e posticipato ancora a causa di quella mancanza di tempo che ora si è inaspettatamente dissolta concedendomi il dono prezioso della possibilità, quella di tornare sui miei passi non compiuti, sospesi, accantonati. Come, ad esempio, riorganizzare e riordinare completamente tutta la bottega, gli attrezzi, le pietre. Tutto. Ho lavorato, ho realizzato dei gioielli, ho fatto quello che potevo con quello che avevo. Ma non vedo l’ora di ripartire a tutto gas e ossigeno. Di continuare i progetti saltati, di mettere in cantiere nuove collaborazioni. Di viaggiare, di vedere il mare, di tornare a vedere gioielli antichi e moderni nei musei grandi e piccoli del nostro Bel Paese e quelli a me cari degli Ori di Roccagloriosa. Non vedo l’ora. non vedo l’ora di ripartire, con lo stesso entusiasmo di prima ma con una consapevolezza incubata e uno spirito proteso verso una nuova normalità, lafavolabellacheierim’illuse,cheoggit’illude. Ma cosa farò, quale sarà il prossimo passo: il prossimo primo passo sarà sicuramente quello di rifornirmi di tutte quelle attrezzature e materie prime per continuare a realizzare gioielli a pieno regime e per continuare a praticare con compiutezza questa vita da orafa, una vita che, come quella di tanti artigiani e di tanti giovani, sto costruendo con fatica, dedizione e amore. Per aspera ad astra, giorno per giorno, passo dopo passo. Non una sola musica ma una playlinst:https://www.youtube.com/playlist?list=PLkYdYXZ7u4aapUUp67C2Rz9KQdWTUo3rr
John Fortunato: In pratica su alcune cose possiamo solo riaspettare che si riaprono i mercati e riprendere a lavorare. Mentre per il resto quest’anno abbiamo iniziato ad investire nell’ecommerce e a gennaio era andato online il nuovo sito! Questo momento di fermo ci ha dato il modo di continuare a lavorarci su e migliorarci! Oltre a questo io stavo preparando un altro progetto, per cercare di entrare in un nuovo settore di mercato completamente nuovo per noi! E anche in questo caso…stiamo continuando a lavorare in questi giorni per cercare di essere il più pronti possibile alla ripartenza.
Luciana Rutigliano: “Are you ready? Are you ready for this?” La mia ripartenza dovrà passare dalla polvere. La immagino dopo due mesi di assenza: patina bianca e silenziosa come neve caduta su sacchi della farina, carta da imballaggio, pile di riviste. L’immobilità interrotta dai pesciolini d’argento che tanto amano le legature dei libri e qualsiasi tipo di carta, con la speranza che, indisturbati, non abbiano consumato grandi pasti. “Another one bites the dust” Morderò la polvere “to the sound of the beat” con guanti e mascherina per non fare i conti con l’odore e il sapore della carta ingiallita e rugosa, perché essa è materia viva e come tale, soggetta ad invecchiamento. “How do you think I’m going to get along? Without you, when you’re gone You took me for everything that I had And kicked me out on my own” Non so ancora cosa farò quando avrò tolto la polvere. Ci vorrà ancora del tempo per realizzare i progetti che avevo ma, nei momenti di dubbio, ho sempre cercato e trovato le risposte sfogliando le riviste, scorrendo fra titoli, paragrafi e immagini. Sono certa che questa volta non sarà diversa. “But I’m ready, yes, I’m ready for you I’m standing on my own two feet Out of the doorway the bullets rip Repeating the sound of the beat” Sound of the beat… e della carta. Questa è la musica che ho scelto:Another one bites the dust – Queen.