Caro Mastru, sai che quello che sto per raccontarti è una cosa che mi gira nella testa da qualche anno, ne ho anche già parlato da qualche parte, ma come sai, le idee, quelle di razza, hanno bisogno di tempo per maturare. Così, grazie a questa foto che qualche giorno fa mi ha scattato il mio amico fotografo Roberto Simoni, ti torno a parlare dell’acqua e dalla metafora degli “stati fisici del contenuto”.
Qualche anno fa feci questo video per appuntare quello che allora avevo nella testa, a distanza di tempo quello che dicevo in quel video è maturato, si è nutrito di letture, ascolti, visioni ed esperimenti in cui ho giocato con la transmedialità, ed oggi posso fare qualche passettino in avanti.
L’acqua ci insegna che quello che creiamo può assumere forme diverse, ma non mutare nella sua essenza. Possiamo raccontare una storia in video, in audio, con un testo o anche solo con una fotografia. L’essenza di una storia non dipende dallo “stato fisico” in cui decidiamo di condividerla e di raccontarla. Certo, ci sono storie che rendono meglio in video e storie che rendono meglio in audio, come ci sono momenti in cui l’acqua è liquida e corre veloce lungo le rocce e ci sono momenti in cui evapora e fugge via, quasi invisibile.
Limitarci ad un solo stato sarebbe un peccato, perché le storie, come l’acqua, non ci appartengono, non appartengono a nessuno, sono del mondo e dell’umanità. Noi possiamo goderne, possiamo utilizzarle, possiamo sprecarle, possiamo raccoglierle, ma non potremo mai contenerle del tutto. Proprio come l’acqua.
Dobbiamo essere custodi dell’acqua proprio come dobbiamo essere custodi delle storie. Questo lo possiamo fare solo se non immaginiamo le storie in una sola forma, in un solo stato fisico, perché le storie mutano la loro forma, passano di bocca in bocca, di pellicola in pellicola, di mangianastri in mangianastri, di diario in diario e poi tornano ciclicamente a contenere e portare la vita, proprio come fa l’acqua.
La lezione che ho imparato oggi è semplice ma universale. Come l’acqua. Come le storie.
PS: la foto è stata scatta nello splendido scenario dell’Oasi Wwf di Morigerati