Caro Mastru, e se iniziassimo a pensare e immaginare botteghe che oggi ci sembrano impossibili? Che poi la cosa bella delle botteghe è pure questa, che hanno un’aria vecchia, sembrano cose del passato, ma sono da sempre il luogo dell’innovazione, della scoperta e della trasmissione della conoscenza pratica che genera opportunità. Non penso alle botteghe come luoghi fisici ben definiti. Bensì penso alla bottega come approccio. Approccio nel fare, approccio nel pensare e nel fare è pensare (è, si hai letto bene).
Giochiamo ad immaginare allora le botteghe che ancora non esistono o che non esisteranno mai. In verità penso che probabilmente le storie che proveremo a collezionare in questa particolare rubrica magari in qualche angolo di mondo esistono già. Fa niente, sarà bello sognare e sapere che qualcuno ha già realizzato quei sogni.
E se domani potessi entrare nella bottega di un artigiano che produce biciclette che suonano? Oppure da una giovane artigiana che produce ceramiche che insegnano la letteratura ai bambini? E che ne pensi se domani potessi andare da un orologiaio che produce insieme ai suoi orologi anche delle piccole borse di stoffa nelle quali conservare il tempo? O anche un veterinario che ha una collaborazione con un giovane fotografo che per ogni suo paziente realizza un book fotografico dedicato con a tema la bellezza degli animali che ci circondano? E se andando nello studio di una nutrizionista potessi entrare in un mondo in cui il cibo che ti viene proposto devi in parte produrlo con le tue mani prendendo parte a processi di valore con contadini, allevatori e pescatori?
Pensa quanto sarebbe interessante entrare in una vetreria che produce vetri che suonano, oppure avere a che fare con un informatico filosofo da poter coinvolgere in un’azienda manifatturiera che ha bisogno di coniugare gli atomi e i bit, ma tenendo sempre al centro l’uomo, con le sue paure, le sue bellezze e i suoi desideri?
Apriamo così un piccolo spazio, quello delle botteghe immaginate, le storie di botteghe che forse rimarranno solo nella nostra immaginazione o che forse un giorno, troveremo in questo mondo di atomi e bit che si fondono.
Penso che sia il momento di aprire un nuovo filone tra le “Storie di Bottega”, un percorso nel quale giocherò e giocheremo con tutti coloro che lo vorranno, ad immaginare Storie di bottega.
Ne sento il bisogno proprio oggi, dopo circa quattro mesi dalla nascita del progetto editoriale Scritte.blog perché credo che abbiamo bisogno di mescolare le scarte, di sperimentare partendo da quello che abbiamo, di immaginare e di fare. Di farlo con la leggerezza delle cose che vogliono percorre strade infinite. Ne sento il bisogno perchè oltre che di #Raccontare abbiamo bisogno di #Ricreare.
Ricreare per le persone e ricreare per le organizzazioni. Racconto dunque ricreo, ripenso, ridisegno, ridiscuto, rimetto in mezzo, ritiro per migliorare e ritiro un passo per farne due in avanti.
#CreaRaccontaRicrea
In copertina una foto che ritrae mio nipote mentre disegna sui muri della mia bottega, dove è possibile scrivere sui muri, a tutte le altezze e tutte le età.