Giuseppe Pagano, nove passi, di vita e d’impresa

Un giorno mi sono ritrovato faccia a faccia con Giuseppe Pagano, fondatore dell’azienda agricola cilentana San Salvatore 19.88 e ne ho approfittato per chiedergli un po’ di cose riguardanti le caratteristiche di un imprenditore secondo lui. Una conversazione nella quale sono emersi degli spunti molto interessanti che ho pensato di raccogliere in questa piccola playlist alla quale ho dato il titolo di “Giuseppe Pagano, nove passi, di vita e d’impresa”.

Il sogno, la visione, il simbolismo attorno al quale costruire il proprio racconto, la relazione tra le generazioni che si avvicendano nella storia di un’impresa, la relazione con il territorio, il guizzo e il genio di chi vedere oltre le difficoltà del presente. 

Li ho visti come dei passi, perché sono proprio degli step che determinano anche la creazione di un pensiero imprenditoriale, da calare nel proprio contesto e nel proprio settore, ma con tratti comuni che si ripetono sempre nelle storie di impresa. 

L’inizio, la partenza dalla propria terra, il Cilento, il momento in cui l’aratro rompe la terra, quello in cui si gettano i primi semi, quello in cui vieni visto come un folle, nella migliore delle ipotesi come un folle visionario, ma quasi sempre solo come un folle che non ha altro da fare che credere nei propri sogni.

 

I sogni, appunto, il grande Walter Bonatti disse “Se vuoi salvarti devi sognare, capire che cosa vuoi e poi andare avanti senza compromessi. Perché la forza non è un dono di natura: te la fai lungo il cammino.

 

I sogni sono senza tempo finché non diventano un’ossessione e iniziano a mettere pressione. Quindi, tempo e pressione, sono queste le due variabili fondamentali. Il tempo non basta quasi mai per realizzare i sogni quindi bisogna scegliere se piegare i sogni al tempo, oppure, se in qualche modo accorciare il tempo, manometterlo, rimodellando le leggi del fare, dell’errare e dell’andare.

 

Non si nasce imprenditori, non è possibile ereditarne le caratteristiche, bisogna diventarlo, facendo, pensando, sbagliando, imprimendo le nostre orme sul terreno senza rimanere affossati. Gli imprenditori hanno la leggerezza delle farfalle nel pensiero e la possanza di un mulo nel procedere, senza sosta verso la meta.

 

Fare impresa vuol dire, anche, in qualche modo ricreare un sistema di valori, i simboli ne sono i portatori, la sintesi estrema, distintiva, che come la prua di una nave, esplorano il mondo nel quale ciò che l’impresa produce sta per essere scambiato. Il Bufalo, nel caso di Giuseppe Pagano è un’epifania, un simbolo che mette insieme la terra, la forza, la leggerezza del latte e l’inebriante bellezza della vigna.

 

Due condizioni molto importanti, accogliere, essere aperti e coltivare, nel senso di condurre, nel tempo, nei processi di valore. Chi fa impresa conduce un racconto con il proprio operato, l’impresa è una storia alla quale appartenere. Se c’è apertura le cose possono entrare, se c’è chiusura il mondo resta fuori e con esso anche le opportunità.

 

Le persone, proprio oggi, mentre automatizziamo e disumanizziamo i processi, sono il perno dei modelli di business vincenti.

 

Una delle sfide più importanti che affrontano le imprese è il passaggio generazionale. Padre e figlia, madre e figlio che devono avvicendarsi, che devono arricchire vicendevolmente le esperienze. La capacità di far maturare l’acerbo e quella di rendere longevo un frutto quando è ormai maturo.

 

L’incontro con il mondo esterno, quello che apparentemente non appartiene al nostro, ma che ci fa fare balzi in avanti nella costruzione di senso. L’arte il gioco che rompe gli schemi. La bellezza nella diversità, la creazione di opportunità nel vedere quello che facciamo da tanti punti di vista, la forza di farsela con chi è meglio di noi, sempre, risulta una carta vincente.

 

Ho voluto condividere questa conversazione organizzandola in questo modo perché ogni punto, ogni passo, può generare delle riflessioni indipendenti, può essere punto di partenza di conversazioni sull’impresa e su chi la fa, ma anche su chi la osserva e ne vuole cogliere tutte le sfumature possibili.

Ringrazio Giuseppe Pagano e l’azienda agricola San Salvatore 19.88 per questa condivisione.