Mastru, Questa è una breve riflessione nata dalla lettura dell’eBook pubblicato da RuralHack qualche giorno fa dal titolo: Blockchain per l’agrifood.
Il tema è di quelli importanti e credo che impegnerà sempre più spesso le nostre Storie di Bottega. Ci interroghiamo, con sempre maggiore impegno, sul futuro della Blockchain in relazione alle produzioni (agricole e non) del nostro paese.
Il tema è abusato, se ne parla troppo forse, ma tanti sono gli investimenti che stanno andando in questa direzione, dobbiamo quindi chiederci cosa succederà da qui a breve.
Da quando è comparso, l’aratro, ha per sempre cambiato il rapporto tra l’uomo e la terra e tra l’uomo e la produzione del cibo. Un po’ come è stato per l’aratro, così anche la tecnologia blockchain potrebbe oggi rappresentare una grande svolta nella nostra evoluzione. I presupposti ci sono tutti e sono molto interessanti ma ancora è meglio andarci cauti. Abbiamo bisogno di più tempo e di più applicazioni.
Come dice Alex Giordano “Per noi è forse il tempo di lavorare ad una nuova alleanza delle tecnologie con l’agricoltura di qualità, creando ponti tra il mondo della cultura digitale e quello della civiltà contadina.”
La lettura di questo eBook ha riacceso in me una serie di punti interrogativi. Qualsiasi applicazione di quella che oggi chiameremmo agricoltura 4.0 ha bisogno non solo di contadini consapevoli ma anche di artigiani consapevoli, capaci di maneggiare queste tecnologie e adattarle agli scenari ed alle esigenze di chi ne ha bisogno.
Il report fa riferimento ad una serie di possibili applicazioni attuabili in agricoltura, riguardanti la tecnologia blockchain e che potrebbero, risolvere svariati problemi. Questa è una gran cosa. Dobbiamo però riempire le nostre botteghe, di maker capaci di lavorare con queste tecnologie. Abbiamo bisogno di costruire senso attorno a questa tecnologia ed al lavoro che ruota attorno ad essa. Su Blockchain e Lavoro ben fatto abbiamo già qualche interessante spunto di riflessione di Vincenzo Moretti.
Ho troppo spesso la sensazione che stiamo mettendo l’aratro davanti ai buoi, e che ci stiamo preoccupando della tecnologia prima ancora che dei reali benefici che questa potrebbe portare nella nostra vita.
Restando ancora al ragionamento che vede la blockchain in ambito agricolo penso che ogni territorio ha le sue peculiarità e soprattutto in agricoltura certe peculiarità fanno la differenza. Questo è uno dei motivi per cui non possiamo aspettarci miracoli da tecnologie pensate altrove. L’agricoltura deve adattare le tecnologie alle proprie esigenze e il contadino deve adattare le tecnologie alla propria terra. Sarebbe un grave errore pensare di fare il contrario.
Ti lascio questa riflessione, ammesso che stiamo parlando di una tecnologia rivoluzionaria, che cambierà per sempre le nostre esistenze e che cambierà per sempre il modo in cui produciamo e riconosciamo il cibo che mangiamo. Su che cosa ci dobbiamo concentrare? Quali sono le conoscenze e i saperi che dobbiamo perfezionare ed allenare per fare dei reali passi in avanti?
In che modo questa rivoluzione tecnologica impatterà sulla vita dei piccoli produttori di cibo?
Chi aiuterà i piccoli produttori ad adattare questa tecnologia nel loro lavoro quotidiano?
I contadini esisteranno ancora quando la blockchain sarà diffusa su larga scala?